Franca Cavagnoli – LUMINUSA – LAMPEDUSA, LA LUCE DELL’ACCOGLIENZA

Franca Cavagnoli – LUMINUSA – LAMPEDUSA, LA LUCE DELL’ACCOGLIENZA

6 aprile 2016, ore 20,45 – sala della Biblioteca Civica di Pordenone

L’associazione La cifra organizza, nell’ambito del progetto la “Società nuova”, un incontro con Franca Cavagnoli in occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo, Luminusa, edito da Frassinelli. La presentazione si svolgerà mercoledì 6 aprile, alle 20.45, nella Biblioteca Civica di Pordenone.

Interverranno Antonella Silvestrini, presidente dell’associazione e il poeta Luigi Natale.

Franca Cavagnoli è scrittrice ed è anche una delle più stimate traduttrici italiane. Ha pubblicato i romanzi Una pioggia bruciante e Non si è seri a 17 anni e i racconti Mbaqanga e Black. Ha tradotto e curato molte opere di J.M. Coetzee, Nadine Gordimer, Katherine Mansfield, Toni Morrison, V.S. Naipaul. Scrive su “Il manifesto” e “Alias”. Con il saggio La voce del testo nel 2013 ha vinto il premio Lo Straniero.

Luminusa, ma anche Lopadosa, Lipadusa, Lampedosa. Il nome deriva da una radice greca che significa luce, fuoco. Lampedusa, una piccola isola nel cuore del Mediterraneo, tra Africa e Italia, riconosciuta per la sua selvaggia bellezza e perciò meta di molti visitatori, negli ultimi 15 anni entra prepotentemente nelle cronache richiamando con scadenza quasi giornaliera la nostra attenzione per le migliaia di migranti che vi sono giunti, molti dei quali senza vita. Uomini, donne e bambini spesso senza nome trovano attraverso Mario, il protagonista del libro, il modo per non essere solo dei corpi restituiti dal mare o dei numeri su delle testate di giornali bensì delle persone con una loro storia. Mario raccogliendo oggetti appartenuti a chi non c’è più, o trascrivendo le testimonianze dei sopravvissuti, mette insieme frammenti delle loro vite, gioielli preziosi con i quali costruisce racconti, seppur brevi, per ciascuno di loro. Con il suo progetto, la costruzione di un museo dei migranti che raccolga questi oggetti insieme alle didascalie che egli dedica alle vittime dei naufragi, invita il lettore a una riflessione intorno al contributo del racconto al processo di civiltà dal quale ciascuno di noi non può esimersi, soprattutto in momenti come questo in cui la paura dello straniero è sempre più tangibile. L’attenzione che Mario dedica a questa ricerca, che svolge in maniera meticolosa, stride rispetto al ritmo degli sbarchi e contrasta con i significanti che più frequentemente si ascoltano rispetto alla questione: ondate migratorie, flussi migratori, esodo di massa… Essi, se da un lato sottolineano la portata dello spostamento in atto di intere popolazioni, dall’altro dissolvono le singole preziose umanità in un insieme indistinto. Il libro, in modo delicato quasi poetico, pone con forza l’accento sull’importanza di non lasciare che a tutte quelle vite perse venga negato anche la memoria.